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Donne e smart working: come cambia il lavoro dopo la pandemia

Posted by Redazione on 10/12/21 12.58

Donne e smart working: come cambia il lavoro dopo la pandemia

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Da: Redazione Pubblicato il: 10/12/2021
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Prima della pandemia lo smart working era una pratica poco diffusa e poco conosciuta dalla maggior parte delle persone: il numero di smart worker italiani si aggirava intorno a 600 mila. Con la prima ondata di Covid-19, nel periodo in cui il lockdown è stato più severo, questo numero è aumentato in maniera esponenziale, arrivando a toccare 6,5 milioni, lo riporta La Repubblica.

Allo stato attuale della pandemia, di fronte ad un progressivo e imminente ritorno ad una “nuova normalità”, lo smart working continuerà? In che misura? In questo articolo cercheremo di fare chiarezza sull’argomento.

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Smart working: i benefici

Di fronte alle restrizioni portate dall’emergenza sanitaria, lo smart working è risultata essere l’unica soluzione per non interrompere l’attività lavorativa e non bloccare l’economia del paese. Una decisione che, dopo un primo momento di timore e diffidenza, si è rivelata essere estremamente vantaggiosa per una larga fascia della popolazione italiana, prima tra tutte quella femminile.

Questa metodologia di lavoro ha portato a grandi vantaggi come flessibilità lavorativa, una maggiore autonomia nell’organizzazione delle attività da svolgere e ad un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Non doversi recare fisicamente in ufficio, ha permesso ai pendolari di risparmiare il tempo che dedicavano agli spostamenti destinandolo ad altre mansioni. Questo è stato di grande aiuto soprattutto per le mamme lavoratrici, che hanno potuto riorganizzare le proprie giornate e distribuire il carico di lavoro in maniera tale da riuscire a trovare una maggiore armonia con gli impegni famigliari.  

Non si può non sottolineare, però, che questo nuovo modo di lavorare ha portato con sé anche alcune criticità:

1. Overworking

Lavorare da casa ha reso difficile evitare la contaminazione tra vita personale e lavorativa. La conseguenza di questo è l’overworking, che consiste nel trascurare attimi di riposo dedicando un’elevata quantità di tempo agli impegni professionali. Questo problema ha investito in modo preponderante la popolazione femminile e lo conferma l’Osservatorio Smart Working, riportando che le donne coinvolte sono state il 19% contro l’11% dei colleghi.

2. Tecnostress

Sebbene da un lato la pandemia abbia accelerato l’adozione del digitale portando le persone ad acquisire le digital skills necessarie a maneggiare le nuove tecnologie in modo sapiente, il loro utilizzo smodato ha portato con sé impatti negativi a livello comportamentale o psicologico. Questo effetto prende il nome di tecnostress. Esso ha riguardato un lavoratore su 4 e in misura maggiore le donne (29%) rispetto ai colleghi uomini (22%). 

Nonostante questo, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, la maggior parte dei lavoratori agili ha osservato che lavorare da remoto ha permesso loro di essere più efficienti durante le ore lavorative, maggiormente concentrati nelle attività da svolgere e li ha aiutati ad acquisire nuove competenze digitali, oltre ad un migliore work-life balance. Scopri di più sulle difficoltà, sfide e opportunità delle donne nel mondo del lavoro.

Smart working fino a quandoSmart working: fino a quando?

Fino a quando lavoreremo in smart working? A settembre erano circa 4,07 milioni gli smart worker nel nostro paese, un numero inferiore rispetto a marzo 2020, ma destinato ancora a salire secondo quanto riportato dal Politecnico di Milano.

Gli effetti positivi che il lavoro agile ha avuto sulla popolazione e sulle imprese non possono e non vogliono essere ignorati. Per questo motivo, le grandi aziende in misura maggiore, ma anche le PMI e la PA, dati i benefici riscontrati sono motivate a proseguire con lo smart working, combinandolo però al lavoro in presenza. Nascono così formule di lavoro ibrido che prevedono una settimana lavorativa organizzata in 3 giorni di lavoro “smart” nelle grandi imprese, che si riducono a 2 nella Pubblica Amministrazione.

Lo smart working non cesserà di esistere. Ciò che cambierà nella nuova normalità verso cui ci stiamo dirigendo sarà la sua regolamentazione. Il lavoro agile dovrà essere visto come un’importante occasione per modernizzare le imprese. Le organizzazioni dovranno predisporre progetti audaci e lavorare in questa direzione, innovandosi tecnologicamente per stare al passo dei cambiamenti portati dalla Digital Transformation, e impegnandosi nella formazione delle proprie risorse interne per garantire loro tutte le skill più appropriate al nuovo mondo del lavoro.

 

Ci sono professioni, come quella del consulente assicurativo, che hanno saputo beneficiare dei vantaggi offerti da forme di lavoro agile. Il consulente è un professionista che gode di autonomia nell’organizzazione della propria agenda e delle proprie attività, capace in questo modo di raggiungere un perfetto work-life balance. Per questo motivo è un lavoro molto apprezzato anche dalla popolazione femminile.

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