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Covid-19: come impatta sul lavoro per le donne?

Posted by Redazione on 11/10/21 8.45

Covid-19: come impatta sul lavoro per le donne?

Covid-19 come impatta lavoro donne
Da: Redazione Pubblicato il: 11/10/2021
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A seguito della pandemia da Covid-19, temi come l’occupazione femminile, la parità di genere, il gender gap e il gender pay gap, hanno acquisito sempre più risonanza nell’opinione pubblica.

Lo abbiamo già detto più volte: la crisi sanitaria ha avuto un forte impatto sul lavoro femminile, portando ad un momentaneo stop nel campo della parità di genere. È un dato di fatto confermato dal World Economic Forum’s Global Gender Gap Report 2021.

Parità di genere nel lavoro, uguaglianza e meritocrazia: abbiamo parlato di questo e molto altro nel nostro articolo: vediamolo insieme!

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Parità di genere nel mondo del lavoro

Quali sono le sfide per le donne e il mondo del lavoro? Sicuramente, la differenza di genere è un fenomeno che deve essere arginato con politiche concrete e partendo in primo luogo da un cambiamento culturale. Per andare verso una reale parità di genere, il punto da cui partire per mettere in campo azioni mirate è il mondo del lavoro, dove purtroppo si registrano dati scoraggianti.

Secondo l’istituto di ricerca CENSIS nel 2019 il tasso di attività femminile era pari al 56,2% contro il 75,1% di quella maschile. Questi dati collocano l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi europei per tasso di occupazione femminile ed evidenziano un grande divario tra il Bel Paese e la Svezia, che invece si colloca al primo posto con l’81,2% di donne lavoratrici.

Questi numeri dimostrano che avere un elevato livello di istruzione non sempre è sufficiente per fare carriera. Infatti, stando a quanto riportato dal Rapporto Istat di luglio 2020, il livello di istruzione femminile in Italia è più elevato di quello maschile. Nel 2019 le donne in possesso almeno di un diploma erano il 64,5% di cui il 22,4% laureate. Le percentuali riferite all’universo maschile invece sono rispettivamente del 59,8% e 16,8%.

Considerati i dati ci si aspetterebbe una maggiore occupazione della popolazione femminile, ma la realtà dei fatti è un po’ diversa. La maggior parte delle donne ricopre ruoli lavorativi per i quali è richiesto un titolo di studi inferiore rispetto a quello posseduto e, inoltre, per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, il loro impegno deve essere tre volte superiore.

Occupazione femminile e Covid-19: cosa è cambiato

Con la crisi sanitaria indotta dalla pandemia Covid-19 la situazione ha subito sfortunatamente un peggioramento a discapito dell’occupazione femminile.

I dati Istat resi noti nel febbraio 2021 parlano chiaro: dei 101 mila nuovi disoccupati del mese di dicembre 2020, il 99% sono donne. Da cosa dipendono questi dati?

1) I settori maggiormente colpiti dalla crisi hanno un’occupazione prevalentemente femminile.

Si tratta dei settori del commercio, della manifattura e dell’istruzione, del turismo e della ristorazione, ma anche il settore domestico, come riporta Il Post.

2) La pandemia ha colpito soprattutto lavoratori con contratti a tempo determinato o differenti forme di collaborazione.

Queste tipologie di contratto sono le più diffuse nei settori sopra citati.

3) La cura dei figli.

Il lockdown ha portato le donne a dover far fronte a nuove abitudini: smart working, scuole chiuse, didattica a distanza. Il lavoro nelle loro mani si è moltiplicato a tal punto da portarle a contemplare l’idea di abbandonare il lavoro.

4) Il gender pay gap.

Il salario percepito dalle donne è mediamente più basso rispetto a quello maschile. Secondo Eurostat questo divario è più accentuato nel settore privato, dove guadagnano circa il 17% in meno, mentre si riduce al 4% nel settore pubblico. Nel momento in cui, all’interno di un nucleo familiare, si deve scegliere chi tra madre e padre deve sacrificare la propria occupazione per badare alla cura della casa e dei figli, viene sacrificata spesso l’entrata più bassa.Occupazione femminile e Covid-19

Lavoro femminile: cosa aspettarsi dopo il Recovery Plan?

Parlare di questa situazione di crisi non ha lo scopo di creare allarmismo e infondere sentimenti negativi, ma è necessario per diffondere un senso di consapevolezza diffusa al fine di smuovere le coscienze verso un più profondo cambiamento culturale.

Come riporta Il Sole 24 Ore, secondo le indagini dell’Eurobarometro, in Italia sono fortemente radicati stereotipi di genere: lo dimostra il 51% della popolazione maschile che assegna alle donne come compito primario quello di doversi occupare della casa e dei figli. Molte di loro, come conseguenza, hanno interiorizzato questo luogo comune, motivo per cui il 39% delle donne è inattivo nel mondo professionale, contro il 4% degli uomini, come segnalato nel Report Eurostat.

C’è però speranza per il futuro. Lo scenario fino ad ora illustrato non è destinato a rimanere immutato, infatti il nostro Paese si sta muovendo per dare una svolta alle disparità di genere attraverso il Recovery Plan.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede investimenti per mettere in campo una Strategia nazionale per la parità di genere che dovrà essere realizzata tra il 2021 e 2026. Essa mira ad investire nell’imprenditoria femminile, a favorire una migliore conciliazione tra vita privata e vita lavorativa investendo in sistemi di asili nido, nell’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie, nell’autonomia delle persone disabili e in un rafforzamento dei servizi di supporto e assistenza sanitaria a domicilio.

 

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